Pages

lunedì 16 febbraio 2015

è anche affare NOSTRUM

Sono oltre 330, secondo il racconto dei superstiti, le vittime della ultima immane tragedia, i soli sopravvissuti dei 4 gommoni partiti sabato dalle coste libiche. Ma quanti sono gli uomini, le donne e i bambini precipitati senza più nome nel cimitero d’acqua del Mar Mediterraneo, persone che si mettono in viaggio spinti dalle guerre in corso, dalle miserie d’Africa e d’Asia, “carne” a peso da sfruttare per feroci trafficanti di esseri umani…

Anche senza guardare alla grettezza di alcune esternazioni prive di etica uscite su alcuni quotidiani “basta piagnistei”, “ non mi sento in colpa”… ci si scoraggia davanti ad una politica che non riesce a dare risposte concrete ad un fenomeno prevedibile e che si perde nel politichese: ripristinare Mare Nostrum dicono alcuni, potenziare Triton altri, non può essere responsabilità Italiana ora tocca all’Europa si sente ancora.

Di fronte a questa nuova, terribile, strage del mare, dobbiamo sentire il bisogno civile e morale di alzare la voce: non è possibile “morire di speranza”come dice la Comunità di S.Egidio. Come fare, come società civile, ad obbligare le istituzioni a che, come propone il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Nils Muiznieks, l'Europa si possa dotare di un sistema di monitoraggio e salvataggio ben più efficace di quello ora in vigore. Come possiamo esigere che ci si attivi affinchè si possano concretizzare le due immediate richieste avanzate dalla comunità di S.Egidio:

  1. fermare le stragi ripristinando immediatamente Mare Nostrum, che offriva la possibilità di operare soccorsi con navi militari capaci di navigare anche con il mare grosso e non con semplici pattugliatori 
  2. realizzare subito un sistema europeo per permettere ingressi regolari e controllati, per motivi umanitari, con un costo decisamente inferiore per i profughi (che arrivano a spendere migliaia di euro) e, soprattutto, viaggi che non comportano il rischio della vita" 
Vorrei che insieme potessimo pensare alcune iniziative concrete di“incidencia politica”, si direbbe in Bolivia, altrimenti ogni espressione di doloreper le tragedie avrà il segno dell'ipocrisia.

Elisa Cappellini


0 commenti: