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venerdì 16 luglio 2010

Dalla Lombardia 230 mila firme per l’acqua pubblica!

Milano, 16 luglio 2010 – Lunedì 19 luglio
verranno depositate in Corte di Cassazione oltre 1 milione di firme raccolte, a livello nazionale, a sostegno del Referendum contro la privatizzazione dell’acqua. Un successo eccezionale, grazie al lavoro di centinaia di comitati e associazioni che dal 24 aprile ad oggi hanno organizzato in tutta Italia i banchetti per la raccolta firme. La Lombardia, con oltre 230 mila firme raccolte (vedasi tabella allegata), occupa il primo posto nella graduatoria nazionale e conferma che anche nella nostra regione, che può vantare modelli efficienti ed economici di gestione pubblica dei servizi idrici, i cittadini non vogliono che la conduzione di un servizio vitale, qual è l’acqua, finisca nelle mani dei privati e della speculazione finanziaria.

Ricordiamo che il primo dei tre quesiti Referendari chiede l’abrogazione dell’art. 23 bis del cosiddetto Decreto Ronchi, con cui l’acqua è stata definita un “servizio pubblico di rilevanza economica”, cioè una merce. Lo stesso Decreto impone a tutti i comuni di mettere sul mercato - entro il 31 dicembre del 2011 - la gestione dei servizi idrici, attraverso lo strumento della gara o della cessione di almeno il 40% del pacchetto azionario delle aziende pubbliche. In tal modo l’acqua di tutta la penisola rischia di finire nelle mani delle 2 o 3 multinazionali (le più importanti sono le francesi Suez e Veolia), le stesse che già hanno messo le mani sugli acquedotti di mezzo Mondo.

Ma alcuni segnali di “resistenza” si stanno registrando anche a livello istituzionale. Ad esempio lo scorso aprile il Consiglio Comunale di Milano ha approvato all’unanimità un Ordine del Giorno che conferma l’affidamento fino al 2027 all’azienda totalmente pubblica Metropolitana Milanese, ignorando gli obblighi di privatizzazione imposti dal Decreto Ronchi. Nel frattempo molti comuni, anche in Lombardia, hanno dichiarato la loro volontà di non volersi allineare ai vincoli imposti dall’art. 23 bis. La “resistenza” dei sindaci va in controtendenza rispetto alla volontà del Governo che punta a ridurre l’autonomia degli enti locali. La norma, votata dal Parlamento a febbraio 2010, che prevede la soppressione degli A.T.O. (Ambiti Territoriali Ottimali) dall’aprile del prossimo anno, di fatto sottrae ai Comuni le competenze in materia di servizio idrico per consegnarle alle Regioni (e da queste alle province), allontanando dalla partecipazione democratica le decisioni su un bene essenziale per la vita di tutti i cittadini.

Ma sarà il Referendum a dare una svolta nella direzione della gestione pubblica dell’acqua, fermando la mercificazione. Per questo è importante che gli Italiani, dopo che più di 1 milione ha messo la firma sui 3 quesiti referendari, a primavera 2011 vadano a votare.

Roberto Fumagalli, referente per la Lombardia per il Referendum acqua


Cernusco sul Naviglio ha contribuito con 1020 firme, di cui 994 certificate (allegati certificati elettorali).
Le info sul Referendum Acqua e sulla raccolta firme sono aggiornati sui seguenti siti:

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ci piacerebbe sapere quale forma di delirio o confusione mentale porti a dire che la Lombardia, con 230 mila firme, non vuole che la gestione dell'acqua vada a finire in mani pubbliche! Ricordo solo che la Lombardia conta ormai una popolazione di quasi 10 milioni (e non 10.000) abitanti! La stessa cosa non cambierebbe, evidentemente, se si considerassero i soli abitanti con più di 18 anni.
Inoltre ci piacerebbe tanto conoscere questi modelli efficienti ed economici di gestione pubblica dei servizi idrici di cui pullurerebbe la Lomardia!
Per chi ha contato le firme a Cernusco, ricordo che la raccolta firme contro le nuove rotte aeree ha raccolto, sempre a Cernusco e in un periodo di tempo molto inferiore, quasi 2500 firme.
Proprio un bel risultato, non c'è che dire.

Kuda ha detto...

Non è possibile paragonare le firme di una petizione con quelle certificate e che possono essere raccolte solo registrando documenti come quelle necessarie per la presentazione di un referendum. L'obiettivo che il comitato si era dato rispetto alla lombardia era della metà delle firme, questo fa dire che il risultato è più che positivo. Infine il CAP è un esempio di buona gestione pubblica delle risorse idriche.

Anonimo ha detto...

Evitiamo pure di paragonarle, se preferisci; resta il fatto che anche in quell'occasione i documenti di chi firmava furono registrati e la raccolta fu effettuata solo per un paio di week end, se non ricordo male.
E comunque mi sembra francamente abbastanza ridicolo sulla base di 230.000 firme dare un indirizzo preciso alle intenzioni di una Regione intera, oltre tutto popolosa come la Lombardia; anche perchè poi magari saranno solo quelli che andranno a votare per il referendum e allora mi saprai dire dei vostri obiettivi di comitato.
Sul CAP stenderei un velo pietoso! Oltre tutto sono anche loro utente! Vi invito ad utilizzare il loro call center e, per chi vuole perdere più tempo, a leggere il loro bilancio!

Anonimo ha detto...

E' appena uscito un rapporto sull'acqua potabile in Italia ("Blue Book" realizzato da Anea e Utilitatis) che invito tutti a leggere, magari anche Roberto Fumagalli. In questo modo, forse potremmo cominciare ad affrontare questo problema con qualche (serio) numero alla mano, abbandonando inutili posizioni talebane.
Secondo questo autorevole rapporto, per mantenere il ciclo dell'acqua (acquedotto, fognatura e depurazione) sarà necessario investire in Italia nei prossimi 30 anni qualcosa come 64,12 miliardi di euro (non milioni!), ovvero 2,13 miliardi l'anno, ovvero 37,32 euro per abitante l'anno.
In questo contesto, mi domando come possa essere credibile che questa enorme massa di investimenti possa essere gestita da società a capitale pubblico (dove il management è nominato in base alle tessere di partito o a scambi di favore e dove non si riesce a rispettare neppure un decimo degli investimenti previsti a piano) e senza aumentare le tariffe.