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mercoledì 12 giugno 2013

Intervista ad Alessandro Braga, ospite a Cernusco il 18 giugno

Riportiamo qui l'intervista ad Alessandro Braga, autore del libro KM 158, dedicato alla lotta per il lavoro dei dipendenti della Jabil di Cassina de' Pecchi. Il giornalista di Radio Popolare sarà ospite di VIVERE Cernusco e delle liste civiche CIVES per parlare di lavoro e di impegno dei comuni martedì 18 giugno a Cernusco.

Come è nata l’idea del libro? Il libro è nato da una chiamata di Stefano Milani, uno dei soci della Round Robin Editrice: voleva aprire una collana di giornalismo territoriale e voleva sapere se avevo qualche idea. Subito mi è venuta in mente la vicenda della Jabil, a mio avviso emblematica di quello che succede agli operai in Italia in questi tempi di crisi.
Come lo hai strutturato? Il libro l’ho costruito mettendo insieme parti più cronologiche, sulla storia della fabbrica, a parti più narrative, come la giornata di tentato sgombero del presidio.
Come ci hai lavorato? Conoscevo la vicenda Jabil avendola seguita per radio Popolare quindi non ci ho messo molto tempo: ho messo insieme documentazione dei sindacati, in particolare la Fiom, con articoli miei o di altri colleghi nel corso degli anni. Infine, sono andato più volte al presidio per parlare coi lavoratori e le lavoratrici in lotta.
Perché questo titolo? Km 158 è il chilometro della strada padana superiore dove c’è il presidio, a Cassina de’ Pecchi.
Che legame c’è tra quanto hai scritto e il tuo lavoro da giornalista?
Il libro e il mio lavoro quotidiano sono un tutt’uno. Da cronista racconto i fatti che accadono, e nel libro ho fatto la stessa cosa. Poi, visto che spesso sto sul territorio, è normale che le storie di crisi arrivino sempre più numerose e che un giornalista senta il dovere di raccontarle.
Che messaggio passa al lettore leggendo la storia di questa fabbrica? Credo, e spero, di aver fatto passare questo messaggio: che non si può accettare tutto senza lottare, che non bisogna mai arrendersi. Sarò poco oggettivo nel dire questo, ma credo che in Italia la classe padronale (i padroni, non i datori di lavoro come ormai si dice) faccia il buono e il cattivo tempo, solo per perseguire il profitto, fregandosene della vita di tanti uomini e donne che perdono il lavoro. Spero che questo libro possa servire perché l’esempio dei lavoratori della Jabil possa essere seguito da altri. Perché la difesa del posto di lavoro è la difesa della dignità della persona. E questi lavoratori e queste lavoratrici hanno coraggio da vendere e tanto da insegnare.

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