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mercoledì 6 novembre 2013

Comuni e crisi del lavoro. Cosa possono fare i comuni?

I comuni si trovano nella triste situazione di non avere deleghe e risorse da dedicare al tema del lavoro e, allo stesso tempo, sono la prima, e a volte unica, istituzione che prova a rispondere alle esigenze di chi si trova in difficoltà economica. Negli anni questo sostegno si è configurato spesso come aiuto socio-assistenziale: contributi una tantum, sostegno nel pagamento di affitti o bollette, agevolazioni o esenzioni sulle tariffe dei servizi comunali... Esistono però alcune azioni concrete che i comuni possono, e sempre più devono, mettere in atto per aiutare a superare la difficoltà impellente, provando a spingere verso un rientro nel mondo lavorativo.
Queste misure sono state presentate da VIVERE Cernusco lo scorso giugno in occasione di un incontro pubblico dedicato alla crisi del lavoro, e in particolare alla crisi Nokia-Siemens, che colpisce molte famiglie del nostro territorio.
In primo luogo un comune deve occuparsi degli esclusi, dei più deboli, promuovendo l’introduzione delle clausole sociali negli appalti pubblici, e utilizzando l’articolo 5 della legge sulla cooperazione sociale. Può inoltre implementare politiche attive che prevedano percorsi di orientamento, affiancamento e reinserimento, a patto di monitorare attentamente i risultati, per non finanziare percorsi inefficaci.
I comuni sono anche datori di lavoro, dando in appalto molti servizi, dall’assistenza educativa scolastica alla gestione delle mense. È loro compito curare la qualità degli appalti, anche negli aspetti contrattuali che regolano i rapporti tra aziende o cooperative vincitrici e dipendenti, in modo da non creare “bad jobs”. Rispetto alla disoccupazione giovanile, che tocca in Italia cifre drammatiche, c’è la necessità di favorire chi ha idee ma non risorse. Servono spazi per il lavoro condiviso, per l’imprenditoria giovanile e - perchè no? - incentivi e bandi per sostenere la nascita di nuove attività, anche artigianali.
Infine il passaggio più importante deve avvenire nei confronti del territorio. Là dove sorgevano aziende e capannoni deve permanere una vocazione lavorativa; bisogna rifiutare con forza ogni tentativo di commutare luoghi dedicati al lavoro con speculazioni edilizie rivolte all'abitare. Solo così si porranno le basi per una ripresa locale. A Cernusco molte di queste azioni trovano già casa, a partire da un Piano di Governo del Territorio che tutela le aree produttive. Alcuni passi vanno ancora fatti, da un Servizio per l’Inserimento Lavorativo integrato con i comuni limitrofi ad azioni di sostegno alle giovani idee.

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