I comuni si trovano nella triste situazione
di non avere deleghe e risorse da dedicare
al tema del lavoro e, allo stesso tempo,
sono la prima, e a volte unica, istituzione
che prova a rispondere alle esigenze di chi
si trova in difficoltà economica. Negli anni
questo sostegno si è configurato spesso
come aiuto socio-assistenziale: contributi
una tantum, sostegno nel pagamento di
affitti o bollette, agevolazioni o esenzioni
sulle tariffe dei servizi comunali... Esistono
però alcune azioni concrete che i comuni
possono, e sempre più devono, mettere
in atto per aiutare a superare la difficoltà
impellente, provando a spingere verso
un rientro nel mondo lavorativo.
Queste
misure sono state presentate da VIVERE
Cernusco lo scorso giugno in occasione
di un incontro pubblico dedicato alla crisi
del lavoro, e in particolare alla crisi Nokia-Siemens, che colpisce molte famiglie del
nostro territorio.
In primo luogo un comune
deve occuparsi degli esclusi, dei
più deboli, promuovendo l’introduzione
delle clausole sociali negli appalti pubblici, e utilizzando l’articolo 5 della legge sulla
cooperazione sociale. Può inoltre implementare
politiche attive che prevedano
percorsi di orientamento, affiancamento
e reinserimento, a patto di monitorare attentamente
i risultati, per non finanziare
percorsi inefficaci.
I comuni sono anche
datori di lavoro, dando in appalto molti
servizi, dall’assistenza educativa scolastica
alla gestione delle mense.
È loro compito curare la qualità degli appalti,
anche negli aspetti contrattuali che
regolano i rapporti tra aziende o cooperative
vincitrici e dipendenti, in modo da
non creare “bad jobs”. Rispetto alla disoccupazione
giovanile, che tocca in Italia
cifre drammatiche, c’è la necessità di favorire
chi ha idee ma non risorse. Servono
spazi per il lavoro condiviso, per l’imprenditoria
giovanile e - perchè no? - incentivi
e bandi per sostenere la nascita di nuove
attività, anche artigianali.
Infine il passaggio
più importante deve avvenire nei confronti
del territorio. Là dove sorgevano
aziende e capannoni deve permanere una
vocazione lavorativa; bisogna rifiutare con
forza ogni tentativo di commutare luoghi
dedicati al lavoro con speculazioni edilizie
rivolte all'abitare. Solo così si porranno le
basi per una ripresa locale. A Cernusco
molte di queste azioni trovano già casa, a
partire da un Piano di Governo del Territorio
che tutela le aree produttive. Alcuni
passi vanno ancora fatti, da un Servizio
per l’Inserimento Lavorativo integrato
con i comuni limitrofi ad azioni di sostegno
alle giovani idee.
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